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Guardando la TV… stereotipi

Stereotipi in TV

I maschi si divertono e le donne puliscono anche nei giochi di bmbine

Nelle pubblicità televisive abbiamo riscontrato tanti stereotipi su donne e uomini.

Ai maschi si danno giochi come macchinine, scavatrici, costruzioni, alle bambine elettrodomestici giocattolo, come se fin da piccole dovessero imparare qual’è il loro posto: la cucina, la casa, l’ambito domestico.

Le donne spesso sono rappresentate nude per attirare gli sguardi degli spettatori e vendere i prodotti.

Il corpo della donna è sfruttatato per vendere.

Elaborato di un gruppo di studenti della classe I D della Scuola Rolandino De’ Passaggeri, Bologna, laboratorio “Lo sguardo dell’altro, l’incontro con l’altro” nell’ambito del Progetto Educalè cofinanziato con i fondi della Legge Regionale 18/2016 “Testo unico per la promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabili” e nell’ambito di “Portiamo a scuola la comunicazione di genere” cofinanziato da Regione Emilia Romagna, annualità 2017.

Diversi da chi? Spegni i pregiudizi

Due ragazzi, di due paesi diversi, un giorno si sono incontrati in una stradina. Erano sbalorditi delle differenze ma volevano approfondire l’argomento. Uno aveva la pelle scura e un naso grande, l’altro con la pelle bianca e il naso piccolo. Loro due avevano visto le differenze ma stettero insieme in armonia.

Nel futuro non ci saranno stereotipi (2020).

Elaborato di una studentessa della classe I F Scuola Rolandino De’ Passaggeri, Bologna, laboratorio “Lo sguardo dell’altro, l’incontro con l’altro” nell’ambito del Progetto Educalè cofinanziato con i fondi della Legge Regionale 18/2016 “Testo unico per la promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabili” e nell’ambito di “Portiamo a scuola la comunicazione di genere” cofinanziato da Regione Emilia Romagna, annualità 2017.

Quello che hai dentro

Era di lunedì mattina e tutta la classe era già seduta e pronta per fare geografia quando la maestra ci presentò Ahmed.
“Buongiorno ragazzi,oggi si unirà a noi anche Ahmed il vostro nuovo compagno di classe” iniziò la maestra”Ahmed ora ci parlerà del suo paese di origine: l’Africa!”Ahmed era terrorizzato dal cambiamento e non aprì bocca.

Suonato l’intervallo io e delle mie amiche andammo lì da lui per rassicurarlo. Dopo un po’ di tempo capimmo che Ahmed non parlava la nostra lingua, allora provammo con i gesti ma niente da fare non capiva neanche quelli. Ricominciata la lezione spiegammo alla maestra che Ahmed non conosceva la nostra lingua e lei ci rassicurò “tranquille ragazze Ahmed conosce benissimo la nostra lingua solo che è un po’ timido, lasciategli un po’di tempo e vedrete che gli passerà”.
Noi, capita la situazione, lasciammo in pace Ahmed.

Passavano i giorni ma Ahmed non cambiava era sempre lì, seduto sotto un banco, a piangere con dei ragazzi che lo prendevano in giro.
Io e le mie amiche intervenimmo e abbiamo detto ad Ahmed che noi non l’avremmo preso in giro e che per noi lui non era diverso, e che era come tutti noi. Lui da quel giorno non fu più timido e divenne amico di tutti.
Questo ci insegna che non è importante il colore della tua pelle ma è importante quello che hai dentro.

Elaborato di Anna Laura,  allieva della classe I F Scuola Rolandino De’ Passaggeri, Bologna, laboratorio “Lo sguardo dell’altro, l’incontro con l’altro” nell’ambito del Progetto Educalè cofinanziato con i fondi della Legge Regionale 18/2016 “Testo unico per la promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabili” e nell’ambito di “Portiamo a scuola la comunicazione di genere” cofinanziato da Regione Emilia Romagna, annualità 2017.

IL NUOVO ALUNNO

Un giorno nella classe di una scuola media stava per arrivare un bambino di nome Marco e tutti cercarono di immaginare come potesse essere.

Quando Marco entrò in classe tutti rimasero colpiti dal suo aspetto e nessuno lo salutò; Marco era disabile. I primi giorni rimase da solo nel suo banco, ma nei giorni seguenti la professoressa decise di cambiare i posti e ad Andrea fu assegnato il posto vicino a Marco che fu molto felice. Così provò a parlare con Andrea che notò subito la simpatia di Marco.

Andrea raccontò a tutti del suo nuovo amico e gli altri alunni accolsero la notizia con entusiasmo tranne Max, il più popolare della classe, che si arrabbiò moltissimo. Quindi cercò di architettare molti piani per sbarazzarsi di Marco. Evitò di coinvolgerlo nelle attività di gruppo cercando di isolarlo. Ma gli altri, avendo capito che la sua disabilità non costituiva alcun ostacolo all’amicizia, esclusero Max.

Un giorno, mentre Max e Marco erano insieme in ascensore, rimasero bloccati.

Marco cominciò a chiedergli quali fossero i motivi delle ostilità nei suoi confronti e Max gli disse che si era comportato così solo per invidia e che  non sopportava di aver perso il ruolo di ragazzo più popolare della classe. Marco lo tranquillizzò spiegandogli che non avrebbe perso il suo ruolo e che non serviva essere geloso della sua popolarità, ma al contrario se ne avesse gioito con gli altri, tutti avrebbero ricominciato a guardarlo con occhi diversi.

Da quel giorno Max e Marco diventarono amici inseparabili e furono chiamati le due “M”.

Morale: quando si conosce qualcuno di diverso bisogna andare oltre le apparenze e solo in questo modo le differenze non si notano più.

Elaborato di Manuela, allieva della classe I F Scuola Rolandino De’ Passaggeri, Bologna, laboratorio “Lo sguardo dell’altro, l’incontro con l’altro” nell’ambito del Progetto Educalè cofinanziato con i fondi della Legge Regionale 18/2016 “Testo unico per la promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabili” e nell’ambito di “Portiamo a scuola la comunicazione di genere” cofinanziato da Regione Emilia Romagna, annualità 2017.

Da lavavetri a scienziato

 Un pover uomo di nome Giovanni andava a pulire i vetri di un negozio il cui proprietario era scorbutico e antipatico, sgridava sempre Giovanni per ogni minimo errore che commetteva nel suo lavoro.

Dopo un anno di resistenza in questo duro lavoro, Giovanni cominciava a stancarsi e ogni giorno tornava a casa disperato perché non riusciva a mantenersi con i miseri  cento euro che aveva di stipendio mensile.

Ma non c’è fine al peggio, un giorno il negoziante trovò i vetri imbrattati da ragazzi e incolpò Giovanni che venne licenziato.

Giovanni si incamminò triste verso casa, all’improvviso si trovò davanti una anziana signora che si era persa, Giovanni capi che era in difficoltà  e con pazienza la accompagnò a casa.

Riprese la strada e dopo poco si inciampò in un signore che dormiva per strada, vedendolo più povero di lui gli offrì qualche soldo, dei pochi rimasti, per mangiare.

Proseguendo il cammino si trovò davanti ad un bimbo che si era allontanato da casa e non ricordava come tornarci. Giovanni si ricordò che quel bimbo veniva spesso con la mamma nel negozio dove lavorava e sapeva dove abitava. Allora lo prese per mano e chiacchierando lo rassicurò e lo accompagnò a casa.

La mamma del piccolo ringraziò molto Giovanni e gli chiese come sdebitarsi.

Giovanni non volle niente, poi la madre gli chiese cosa sapesse fare.

Giovanni disse  che era stato licenziato e che lui era uno scienziato ma non poteva mai realizzare le sue invenzioni perché non aveva abbastanza soldi.

La donna scrisse ad un giornale raccontando la storia di Giovanni, un importante istituto di ricerca decise di dare un’ooportunità di lavoro a Giovanni che riuscì a realizzare il suo sogno diventando un famosissimo scienziato.

FINE

Elaborato di Antonio, allievo della classe I F Scuola Rolandino De’ Passaggeri, Bologna, laboratorio “Lo sguardo dell’altro, l’incontro con l’altro” nell’ambito del Progetto Educalè cofinanziato con i fondi della Legge Regionale 18/2016 “Testo unico per la promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabili” e nell’ambito di “Portiamo a scuola la comunicazione di genere” cofinanziato da Regione Emilia Romagna, annualità 2017.

DIVERSO DA CHI? GIACOMO IL BAMBINO DISABILE

Giacomo è un bambino disabile, che è preso di mira, da dei bulli della classe.

Ogni mattina s’incontrano davanti  al portone, Giacomo non riesce a salire le scale a causa della sedia a rotelle, riesce a salire i primi tre gradini, ma gli altri non ci riesce.

I bulli invece di aiutarlo lo buttano dalle scale.

Giacomo resta lì a piangere perché si sente inutile in questo mondo crudele.

Un giorno il professore se ne accorge e fa vedere un documentario per i bulli.

Videro questo documentario, che avevano fatto i genitori di Giacomo, in cui rappresenta tutta la vita che ha sofferto, dalla scoperta della malattia a oggi dopo anni d’interventi, si accorsero che aveva passato la sua vita in sofferenza e ora era il tempo che Giacomo provasse gioia.

Da quel giorno tutte le mattine Giacomo viene aiutato a salire le scale dai suoi nuovi amici.

Elaborato di Ines, allieva della classe I F Scuola Rolandino De’ Passaggeri, Bologna, laboratorio “Lo sguardo dell’altro, l’incontro con l’altro” nell’ambito del Progetto Educalè cofinanziato con i fondi della Legge Regionale 18/2016 “Testo unico per la promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabili” e nell’ambito di “Portiamo a scuola la comunicazione di genere” cofinanziato da Regione Emilia Romagna, annualità 2017.

LO SCOIATTOLO

C’era una volta un piccolo scoiattolo che era nato disabile quindi non poteva mai uscire, piangeva e piangeva e gli altri scoiattolo lo sentirono e divennero tristi.

Il giorno dopo gli fecero una sedia a rotelle con le castagne e dei bastoncini, gliela diedero e lo scoiattolo fu molto sorpreso di questo gesto perché non si sentiva più diverso dagli altri.

Così iniziarono a giocare insieme e tutti quanti capirono che essere diversi non è tanto male se hai degli amici su cui poter contare.

Elaborato di Gregorio, alunno della classe I F Scuola Rolandino De’ Passaggeri, Bologna, laboratorio “Lo sguardo dell’altro, l’incontro con l’altro” nell’ambito del Progetto Educalè cofinanziato con i fondi della Legge Regionale 18/2016 “Testo unico per la promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabili” e nell’ambito di “Portiamo a scuola la comunicazione di genere” cofinanziato da Regione Emilia Romagna, annualità 2017.

DIFFERENZA TRA MASCHI E FEMMINE

14.3.2020

Come molti sanno nelle stanze dei bambini c’erano molte cose di colore azzurro e nelle stanze delle bambine molte cose di colore rosa. Ma grazie all’esempio di Margherita Rossi, le cose sono cambiate.

Margherita era incinta di due gemelli, un maschio e una femmina. Il marito Mario aveva deciso, come molti, di arredare due stanze separate: una di colore azzurro per il maschietto e una di colore rosa per la femminuccia. Invece Margherita, aveva deciso di preparare per i gemelli un’ unica stanza con le pareti di colore blu a pois rosa, piena di bambole e macchinine, in modo che entrambi i bambini potessero giocare con gli stessi giochi; Mario accolse con favore la decisione di Margherita. I due genitori avevano fatto bene, anche perché i due gemelli erano felici di stare insieme.

Margherita, raccontò questa storia alle sue più care amiche che poi la raccontarono ai giornali; Margherita fu molto fiera delle sue amiche che l’avevano resa famosa; infatti grazie al suo gesto aveva contribuito ad  eliminare lo stereotipo della differenza tra maschi e femmine.

Elaborato di Manuela, allieva della classe I F Scuola Rolandino De’ Passaggeri, Bologna, laboratorio “Lo sguardo dell’altro, l’incontro con l’altro” nell’ambito del Progetto Educalè cofinanziato con i fondi della Legge Regionale 18/2016 “Testo unico per la promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabili” e nell’ambito di “Portiamo a scuola la comunicazione di genere” cofinanziato da Regione Emilia Romagna, annualità 2017.

 

La differenza di religione

Fin dall’antichità gli uomini e le donne che seguivano una religione diversa da quella del loro Stato venivano perseguitati,  incarcerati, a volte anche giustiziati oppure erano costretti a pagare dei tributi per rimanere liberi.

Ancora oggi dopo tanti secoli, vi sono nel mondo tante persone che  lottano per potere liberamente professare la propria fede e vi sono stati dove le differenze religiose non sono ammesse e sono causa di persecuzioni, di guerre e tanti innocenti perdono la vita o sono costretti per sopravvivere a lasciare la terra dove sono nati.

Finalmente oggi nell’anno 2040 tutto questo è finito ed ogni religione al mondo  può essere seguita e praticata dai suoi fedeli senza che nessuno sia discriminato, perseguitato o debba fuggire dalla propria terra.

Negli anni precedenti, tra il 2020 ed il 2030, erano scoppiate molte guerre per motivi religiosi in oriente, in Cina, India  ed anche in Russia  e questo  aveva costretto questi paesi ed  i loro alleati a produrre tantissime  nuove  armi, sempre più potenti e distruttive.

In questo modo però, si stavano consumando tutte le risorse naturali della terra e gli uomini si resero conto che  ormai mancavano molte materie prime,  le acque e le terre  erano inquinate, tante specie animali  erano estinte  e l’uomo stava definitivamente distruggendo il suo pianeta.

Allora le personalità più importanti del mondo insieme a capi religiosi ed ai Presidenti di tutti gli stati decisero che  non era più possibile continuare in questo modo, le guerre di religione avrebbero in poco tempo distrutto l’intero pianeta e nessuno si sarebbe salvato.

Così nel 2040  venne firmato per la prima volta nella storia uno accordo mondiale di libertà religiosa.

Tutte le guerre in pochi giorni si fermarono  e per non distruggere il proprio pianeta tutti gli uomini e le donne giurarono di rispettare tutte le idee e tutte le fedi religiose di ogni popolo sulla terra.

 

Elaborato di Antonio, allievo della classe I F Scuola Rolandino De’ Passaggeri, Bologna, laboratorio “Lo sguardo dell’altro, l’incontro con l’altro” nell’ambito del Progetto Educalè cofinanziato con i fondi della Legge Regionale 18/2016 “Testo unico per la promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabili” e nell’ambito di “Portiamo a scuola la comunicazione di genere” cofinanziato da Regione Emilia Romagna, annualità 2017.

FINALMENTE PRESIDENTE

A Los Angeles si sta cercando un nuovo Presidente per una grande azienda di borse per donna: la “Rick”.

Tutti i presidenti fino ad oggi sono stati uomini, perché se lo fossero state le donne, chi puliva la casa? Chi preparava da mangiare? Chi accudiva i figli?

Ci sono degli esami presso l’azienda per scegliere il nuovo presidente e sicuramente sarà un uomo, ma per passare l’esame bisogna rispondere a un questionario a proposito della loro produzione di borse.

Gli uomini che hanno passato l’esame in passato, ci sono riusciti grazie al sapere delle mogli ma quest’anno loro si sono ribellate e hanno deciso che sarà una di loro questa volta ad essere eletta.

Andarono all’esame senza consigliare nulla ai mariti, che si arrabbiarono moltissimo e non furono eletti, ma venne eletta una di loro, di nome Sidney.

Gli elettori pensavano che fosse un uomo poiché nel questionario aveva scritto di chiamarsi George Rick, il nome di suo padre.

Quando scoprirono che era invece una donna si misero a riflettere e riconobbero infine che era perfetta per quella carica, quindi la elessero e fu la prima presidentessa della “Rick”.

Le donne possono fare carriera ed essere potenti se ci credono.

Elaborato di Lucia,  studentessa della classe I F Scuola Rolandino De’ Passaggeri, Bologna, laboratorio “Lo sguardo dell’altro, l’incontro con l’altro” nell’ambito del Progetto Educalè cofinanziato con i fondi della Legge Regionale 18/2016 “Testo unico per la promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabili” e nell’ambito di “Portiamo a scuola la comunicazione di genere” cofinanziato da Regione Emilia Romagna, annualità 2017.