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Analizziamo gli spot sessisti

analisi di spot pubblicitari

 

Abbiamo notato che negli spot pubblicitari di diversi decenni (dagli anni ’50 ad oggi, senza sostanziali cambiamenti), solitamente la donna è rappresentata mentre pulisce, lava, stira, mentre generalmente l’uomo guarda la TV e non si interessa della casa.

La donna è rappresentata spesso in modo volgare, svestita, nuda o con abiti succinti per fare da “esca” nei confronti del prodotto soprattutto per prodotti destinati al pubblico maschile.

Quando l’uomo è rappresentato senza maglietta esibisce un fisico muscoloso, prestate. L’accento viene messo sempre sui corpi, sui muscoli anzichè su altre qualità di uomini e donne.

Molte pubblicità si basano su stereotipi per catturare l’attenzione e appoggiano atteggiamenti razzisti nei confronti dell’altro, del diverso.

La pubblicità presenta la famiglia “ideale” composta da mamma, papà e figli, tutti sorridenti e felici. L’ordine è mantenuto dalla mamma che si occupa della casa e i padri vengono dipinti come bravi lavoratori che portano i soldi a casa.

La donna ancor oggi, nelle pubblicità è una figura sottomessa, schiava, che deve soddifsare i desideri dell’uomo. E’ ancora un corpo sfruttato per il piacere maschile.

Riflessioni degli allievi della classe III F Scuola Rolandino De’ Passaggeri, Bologna, laboratorio “Lo sguardo dell’altro, l’incontro con l’altro” nell’ambito del Progetto Educalè cofinanziato con i fondi della Legge Regionale 18/2016 “Testo unico per la promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabili” e nell’ambito di “Portiamo a scuola la comunicazione di genere” cofinanziato da Regione Emilia Romagna, annualità 2017.

Per la famiglia rock

Per la famiglia rock

Abbiamo giocato a rifare uno spot pubbicitario senza stereotipi.

Sarebbe importante che nelle famiglie le pulizie si facessero insieme, senza caricare tutto sulle spalle delle donne!

Elaborato di un gruppo di studenti della classe  II D della Scuola Rolandino De’ Passaggeri, Bologna, laboratorio “Lo sguardo dell’altro, l’incontro con l’altro” nell’ambito del Progetto Educalè cofinanziato con i fondi della Legge Regionale 18/2016 “Testo unico per la promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabili” e nell’ambito di “Portiamo a scuola la comunicazione di genere” cofinanziato da Regione Emilia Romagna, annualità 2017.

Tutto è bello se condiviso!

Abbiamo destrutturato un noto spot pubblicitario di un bagnoschiuma che era ambientato in Sicilia e presentava quella regione in modo stereotipato, con i pecorai con la coppola in testa, tutti uomini, pronti a guardare con avidità una donna giovane poco vestita. Abbiamo provato a rovesciare gli stereotipi sulla Sicilia, su quegli uomini dipinti come mossi soltanto da istinti primordiali,  per immaginare un mondo in cui uomini e donne si distribuiscono il lavoro dentro e fuori casa, in cui si riconosce anche alla donna il diritto al riposo dopo le fatiche della giornata e in cui si possono condividere momenti di felicità.

 

Elaborato di un gruppo di  studenti  della classe II D della Scuola Rolandino De’ Passaggeri, Bologna, laboratorio “Lo sguardo dell’altro, l’incontro con l’altro” nell’ambito del Progetto Educalè cofinanziato con i fondi della Legge Regionale 18/2016 “Testo unico per la promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabili” e nell’ambito di “Portiamo a scuola la comunicazione di genere” cofinanziato da Regione Emilia Romagna, annualità 2017.

Donne al lavoro

Abbiamo provato a rovesciare un noto spot pubblicitario di un silicone nel quale la donna viene usata solo come “esca”, come corpo invitante, nudo, per attrarre l’attenzione dell’uomo: destinatario del prodotto in vendita.

L’azienda e i pubblicitari con loro pensano agli uomini come unici utilizzatori di un silicone, immaginando che le donne difficilmente si occupano di lavori manuali e di aggiustature casalinghe, delegando agli uomini.

Abbiamo immaginato che alcuni uomini non riuscissero a sigillare adeguatamente la doccia e che un’operaia, chiamata a svolgere il lavoro, riuscisse invece a risolvere la situazione.

Per abbattere gli stereotipi sul maschile e sul femminile occorre pensare in modo nuovo!

 

Elaborato di un gruppo di studenti della classe II D Scuola Rolandino De’ Passaggeri, Bologna, laboratorio “Lo sguardo dell’altro, l’incontro con l’altro” nell’ambito del Progetto Educalè cofinanziato con i fondi della Legge Regionale 18/2016 “Testo unico per la promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabili” e nell’ambito di “Portiamo a scuola la comunicazione di genere” cofinanziato da Regione Emilia Romagna, annualità 2017.

Guardando la TV… stereotipi

Stereotipi in TV

I maschi si divertono e le donne puliscono anche nei giochi di bmbine

Nelle pubblicità televisive abbiamo riscontrato tanti stereotipi su donne e uomini.

Ai maschi si danno giochi come macchinine, scavatrici, costruzioni, alle bambine elettrodomestici giocattolo, come se fin da piccole dovessero imparare qual’è il loro posto: la cucina, la casa, l’ambito domestico.

Le donne spesso sono rappresentate nude per attirare gli sguardi degli spettatori e vendere i prodotti.

Il corpo della donna è sfruttatato per vendere.

Elaborato di un gruppo di studenti della classe I D della Scuola Rolandino De’ Passaggeri, Bologna, laboratorio “Lo sguardo dell’altro, l’incontro con l’altro” nell’ambito del Progetto Educalè cofinanziato con i fondi della Legge Regionale 18/2016 “Testo unico per la promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabili” e nell’ambito di “Portiamo a scuola la comunicazione di genere” cofinanziato da Regione Emilia Romagna, annualità 2017.

Diversi da chi? Spegni i pregiudizi

Due ragazzi, di due paesi diversi, un giorno si sono incontrati in una stradina. Erano sbalorditi delle differenze ma volevano approfondire l’argomento. Uno aveva la pelle scura e un naso grande, l’altro con la pelle bianca e il naso piccolo. Loro due avevano visto le differenze ma stettero insieme in armonia.

Nel futuro non ci saranno stereotipi (2020).

Elaborato di una studentessa della classe I F Scuola Rolandino De’ Passaggeri, Bologna, laboratorio “Lo sguardo dell’altro, l’incontro con l’altro” nell’ambito del Progetto Educalè cofinanziato con i fondi della Legge Regionale 18/2016 “Testo unico per la promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabili” e nell’ambito di “Portiamo a scuola la comunicazione di genere” cofinanziato da Regione Emilia Romagna, annualità 2017.

Quello che hai dentro

Era di lunedì mattina e tutta la classe era già seduta e pronta per fare geografia quando la maestra ci presentò Ahmed.
“Buongiorno ragazzi,oggi si unirà a noi anche Ahmed il vostro nuovo compagno di classe” iniziò la maestra”Ahmed ora ci parlerà del suo paese di origine: l’Africa!”Ahmed era terrorizzato dal cambiamento e non aprì bocca.

Suonato l’intervallo io e delle mie amiche andammo lì da lui per rassicurarlo. Dopo un po’ di tempo capimmo che Ahmed non parlava la nostra lingua, allora provammo con i gesti ma niente da fare non capiva neanche quelli. Ricominciata la lezione spiegammo alla maestra che Ahmed non conosceva la nostra lingua e lei ci rassicurò “tranquille ragazze Ahmed conosce benissimo la nostra lingua solo che è un po’ timido, lasciategli un po’di tempo e vedrete che gli passerà”.
Noi, capita la situazione, lasciammo in pace Ahmed.

Passavano i giorni ma Ahmed non cambiava era sempre lì, seduto sotto un banco, a piangere con dei ragazzi che lo prendevano in giro.
Io e le mie amiche intervenimmo e abbiamo detto ad Ahmed che noi non l’avremmo preso in giro e che per noi lui non era diverso, e che era come tutti noi. Lui da quel giorno non fu più timido e divenne amico di tutti.
Questo ci insegna che non è importante il colore della tua pelle ma è importante quello che hai dentro.

Elaborato di Anna Laura,  allieva della classe I F Scuola Rolandino De’ Passaggeri, Bologna, laboratorio “Lo sguardo dell’altro, l’incontro con l’altro” nell’ambito del Progetto Educalè cofinanziato con i fondi della Legge Regionale 18/2016 “Testo unico per la promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabili” e nell’ambito di “Portiamo a scuola la comunicazione di genere” cofinanziato da Regione Emilia Romagna, annualità 2017.

IL NUOVO ALUNNO

Un giorno nella classe di una scuola media stava per arrivare un bambino di nome Marco e tutti cercarono di immaginare come potesse essere.

Quando Marco entrò in classe tutti rimasero colpiti dal suo aspetto e nessuno lo salutò; Marco era disabile. I primi giorni rimase da solo nel suo banco, ma nei giorni seguenti la professoressa decise di cambiare i posti e ad Andrea fu assegnato il posto vicino a Marco che fu molto felice. Così provò a parlare con Andrea che notò subito la simpatia di Marco.

Andrea raccontò a tutti del suo nuovo amico e gli altri alunni accolsero la notizia con entusiasmo tranne Max, il più popolare della classe, che si arrabbiò moltissimo. Quindi cercò di architettare molti piani per sbarazzarsi di Marco. Evitò di coinvolgerlo nelle attività di gruppo cercando di isolarlo. Ma gli altri, avendo capito che la sua disabilità non costituiva alcun ostacolo all’amicizia, esclusero Max.

Un giorno, mentre Max e Marco erano insieme in ascensore, rimasero bloccati.

Marco cominciò a chiedergli quali fossero i motivi delle ostilità nei suoi confronti e Max gli disse che si era comportato così solo per invidia e che  non sopportava di aver perso il ruolo di ragazzo più popolare della classe. Marco lo tranquillizzò spiegandogli che non avrebbe perso il suo ruolo e che non serviva essere geloso della sua popolarità, ma al contrario se ne avesse gioito con gli altri, tutti avrebbero ricominciato a guardarlo con occhi diversi.

Da quel giorno Max e Marco diventarono amici inseparabili e furono chiamati le due “M”.

Morale: quando si conosce qualcuno di diverso bisogna andare oltre le apparenze e solo in questo modo le differenze non si notano più.

Elaborato di Manuela, allieva della classe I F Scuola Rolandino De’ Passaggeri, Bologna, laboratorio “Lo sguardo dell’altro, l’incontro con l’altro” nell’ambito del Progetto Educalè cofinanziato con i fondi della Legge Regionale 18/2016 “Testo unico per la promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabili” e nell’ambito di “Portiamo a scuola la comunicazione di genere” cofinanziato da Regione Emilia Romagna, annualità 2017.

DIFFERENZA TRA MASCHI E FEMMINE

14.3.2020

Come molti sanno nelle stanze dei bambini c’erano molte cose di colore azzurro e nelle stanze delle bambine molte cose di colore rosa. Ma grazie all’esempio di Margherita Rossi, le cose sono cambiate.

Margherita era incinta di due gemelli, un maschio e una femmina. Il marito Mario aveva deciso, come molti, di arredare due stanze separate: una di colore azzurro per il maschietto e una di colore rosa per la femminuccia. Invece Margherita, aveva deciso di preparare per i gemelli un’ unica stanza con le pareti di colore blu a pois rosa, piena di bambole e macchinine, in modo che entrambi i bambini potessero giocare con gli stessi giochi; Mario accolse con favore la decisione di Margherita. I due genitori avevano fatto bene, anche perché i due gemelli erano felici di stare insieme.

Margherita, raccontò questa storia alle sue più care amiche che poi la raccontarono ai giornali; Margherita fu molto fiera delle sue amiche che l’avevano resa famosa; infatti grazie al suo gesto aveva contribuito ad  eliminare lo stereotipo della differenza tra maschi e femmine.

Elaborato di Manuela, allieva della classe I F Scuola Rolandino De’ Passaggeri, Bologna, laboratorio “Lo sguardo dell’altro, l’incontro con l’altro” nell’ambito del Progetto Educalè cofinanziato con i fondi della Legge Regionale 18/2016 “Testo unico per la promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabili” e nell’ambito di “Portiamo a scuola la comunicazione di genere” cofinanziato da Regione Emilia Romagna, annualità 2017.

 

FINALMENTE PRESIDENTE

A Los Angeles si sta cercando un nuovo Presidente per una grande azienda di borse per donna: la “Rick”.

Tutti i presidenti fino ad oggi sono stati uomini, perché se lo fossero state le donne, chi puliva la casa? Chi preparava da mangiare? Chi accudiva i figli?

Ci sono degli esami presso l’azienda per scegliere il nuovo presidente e sicuramente sarà un uomo, ma per passare l’esame bisogna rispondere a un questionario a proposito della loro produzione di borse.

Gli uomini che hanno passato l’esame in passato, ci sono riusciti grazie al sapere delle mogli ma quest’anno loro si sono ribellate e hanno deciso che sarà una di loro questa volta ad essere eletta.

Andarono all’esame senza consigliare nulla ai mariti, che si arrabbiarono moltissimo e non furono eletti, ma venne eletta una di loro, di nome Sidney.

Gli elettori pensavano che fosse un uomo poiché nel questionario aveva scritto di chiamarsi George Rick, il nome di suo padre.

Quando scoprirono che era invece una donna si misero a riflettere e riconobbero infine che era perfetta per quella carica, quindi la elessero e fu la prima presidentessa della “Rick”.

Le donne possono fare carriera ed essere potenti se ci credono.

Elaborato di Lucia,  studentessa della classe I F Scuola Rolandino De’ Passaggeri, Bologna, laboratorio “Lo sguardo dell’altro, l’incontro con l’altro” nell’ambito del Progetto Educalè cofinanziato con i fondi della Legge Regionale 18/2016 “Testo unico per la promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabili” e nell’ambito di “Portiamo a scuola la comunicazione di genere” cofinanziato da Regione Emilia Romagna, annualità 2017.