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Il paese di Tintaunita e i colori dell’uguaglianza. La storia di quattro amiche diverse ma uguali

Introduzione
Lo stereotipo è il giudizio che viene dato ad una persona senza conoscerne le qualità e le capacità e pensare che non possa meritare amicizia e rispetto solamente perché è maschio o femmina, perché viene da un altro Paese, oppure per il suo aspetto esteriore o perché prega un Dio diverso dal nostro. Spesso vengono dati stereotipi inutili anche a luoghi, culture, religioni, convinti che siano la causa dei problemi del mondo.
Se gli stereotipi non fossero mai esistiti, sicuramente tante guerre e tanti problemi sociali non ci sarebbero mai stati e non ci sarebbero ancora oggi; insomma, un mondo senza pregiudizi o stereotipi ci permetterebbe di vivere meglio e di crescere con il pensiero che vivere è bello.
Il mondo che vorrei, nel mio pensiero di ragazzo, sarebbe quello di veder vivere tutte le persone insieme senza che debbano preoccuparsi di come apparire agli occhi degli altri, ma semplicemente essere come esattamente ognuno di noi è.

 

Il Paese di Tintaunita e i colori dell’uguaglianza.
La storia di quattro amiche diverse ma uguali

Anna, Laura, Alice e Chiara sono quattro amiche, frequentano la scuola e hanno tanti sogni che vorrebbero realizzare. Anna vorrebbe studiare lingue per poter viaggiare, conoscere tanta gente di culture diverse; Laura vorrebbe fare la cuoca perché le piace cucinare e mangiare i cibi di tutti i Paesi del mondo; Alice, invece, vorrebbe fare un lavoro che le permetta di aiutare la sua piccola città, pronta a lottare per i diritti di tutti e poi c’è Chiara, che ama molto i bambini, le piace studiare e vorrebbe fare l’insegnante perché dice che è bello conoscere e far conoscere agli altri.


Vivono in un piccolo paese dove tutti si salutano e sorridono! Il fornaio passa ogni mattina a consegnare il pane a casa, i supermercati non esistono, ma c’è la bottega della signora Maria che vende il prosciutto e il formaggio buono, un posto dove le persone si incontrano per fare la spesa e chiacchierare un po’e poi c’è il giornalaio che tutti i giorni vende notizie allegre e divertenti a chi le vuole leggere.
Le guerre? Il cellulare? Il computer? Il tablet? Ma cosa sono? Nessuno nel paese Tintaunita sa che cosa sono e a nessuno interessa conoscerle queste parole così strane, semplicemente perché sono felici. Le quattro amiche si divertono ad incontrarsi nella grande libreria della signora Paola per comprare ogni tanto un libro da leggere e scambiarselo tra loro, ridono e si prendono in giro per i gusti diversi di lettura che ognuna di loro ha: ad Anna piace sognare e ama le storie d’amore; a Laura piace leggere i libri di storia, Chiara invece preferisce i racconti per i più piccoli e Alice ha un interesse incredibile verso qualsiasi lettura, basta leggere!

Laura: “Sapete ragazze quando leggo la storia, mi capita di pensare a come sarà il nostro futuro, a voi non capita mai di pensarci?”

Chiara: “Ma certo sicuramente! A me piacerebbe insegnare e penso a come saranno i bambini del domani. Chissà se saranno contenti di ascoltare ciò che vorrei tanto insegnare? Alice, ma tu cosa vorresti fare se avrai un futuro da Sindaco di Tintaunita?”

Alice: “Vorrei cambiare tante cose, ma sinceramente ho ancora molto da imparare e da conoscere e per adesso preferisco ascoltare e nel mio futuro deciderò poi cosa fare. Forse mi piacerebbe creare nuove aree verdi per le persone, mi piacerebbe che i bambini potessero raccontare le loro idee per aiutare i grandi a rendere più comodo e allegro il paese, organizzare cene e balli per far divertire le famiglie, sarebbe un modo per parlare tutti di più tra di noi.”


Anna: “Ma è fantastico! Ma il mondo corre e chissà se noi saremo come siamo adesso oppure se vivremo in un’altra parte del mondo, non riesco proprio a pensarci.”

Alice: “Che importa! Sai Anna, io penso che potremo anche essere lontane, vivere in America, in Australia o in qualunque altro Paese del mondo, ma essere sempre vicine. Ricordate ragazze, siamo noi e per noi intendo tutti gli uomini, che facciamo la differenza e non importa di quale colore siamo o dove viviamo, perché il tetto della vita è uno solo per tutti ed è quello che ci rende uguali, anche se le bandiere sono diverse.”


Qui, nel paese Tintaunita le auto non ci sono, tutti si muovono in bicicletta o a piedi, ci sono splendidi prati verdi dove le persone si incontrano per chiacchierare sulle panchine, i bambini e le bambine giocano al pallone, le ragazze e i ragazzi si siedono sull’erba verde e profumata raccontandosi qualche piccolo segreto e i genitori passeggiano nei vialetti pensando a cosa organizzare per la domenica.
Nel paese Tintaunita, pregare è un momento di silenzio e di riflessione per ascoltare e condividere ciò che è scritto nella propria religione e finita la preghiera, insieme si ritrovano a pranzare mangiando tante buone cose e bevendo allegramente del buon vino. Qui a Tintaunita tutti sono felici!


Ma cosa c’è di strano? Qui nessuno ti chiede perché non hai l’ultimo modello di cellulare, se hai il vestito o le scarpe che costano poco o tanto, se sei magro oppure con qualche chilo in più, se porti gli occhiali o se sei un po’ meno fortunato perché sei disabile, se sei ricco oppure povero, tutti sono contenti di esserci, si aiutano e vogliono aiutare.
A Tintaunita nessuno vuole un amico da schermo, ma vederlo negli occhi, le persone devono avere un tetto dove dormire e vivere senza fame, tutti quanti devono poter ridere e sognare, studiare non è una noia o una perdita di tempo, ma semplicemente un modo per poter imparare a conoscere un mondo che non ci conosce e che noi ancora non conosciamo, dove le parole più importanti sono: amicizia, uguaglianza, diritto e rispetto. Essere felici è un diritto! Questo è il mondo che vorrei.

 

di Lorenzo Mora, allievo della Classe 1C Scuola Secondaria di Primo Grado “Galileo Galilei” – Sasso Marconi, Laboratorio “Abbasso il conflitto! Diverso da chi?”, nell’ambito del progetto “Donne fuori dall’angolo”, sostenuto dalla Regione Emilia Romagna Bando Pari Opportunità 2020.

Il Grande Puzzle del mondo futuro. Unità nella diversità

Nel 2200 in tutte le famiglie del pianeta Terra si sa di appartenere ad un Grande Puzzle e che la bellezza del pianeta, anche agli occhi degli altri abitanti dell’universo, dipende dalla varietà dell’immagine e dal fatto che ogni tessera completa l’altra e per farlo deve essere necessariamente diversa.


Nel mondo-puzzle ogni uomo è unico nel suo genere e sa di essere una tesserina insostituibile: le azioni che uno compie, e le esperienze che fa, lasciano una traccia e del colore sulla tesserina e l’immagine del pianeta Terra cambia in continuazione.
Ogni famiglia ha un proprio puzzle-genealogico perché così si ricorda del valore di ognuno dei membri: ogni tesserina è di grandezza uguale perché tutti hanno la stessa importanza.

Dallo spazio la Terra appare verde e azzurra perché le donne sono tesserine prevalentemente verdi, come le piante in natura, mentre gli uomini sono tesserine prevalentemente azzurre, come l’acqua e il cielo. Le piante non possono vivere senza l’acqua e l’aria ma neanche l’acqua e l’aria possono purificarsi senza le piante: allo stesso modo uomini e donne si aiutano a vicenda.
Nel 2200 la Terra è diventata veramente la casa di tutti perché nessuno viene più escluso da chi si considera migliore degli altri.

Essere diversi significa essere unici, non diversi dal normale, perché non c’è una normalità di base. Alda Merini, una grande poetessa del XX secolo, ha scritto: “Chi decide chi è normale? La normalità è un’invenzione di chi è privo di fantasia”.
Il valore più apprezzato della società dell’anno 2200 è la varietà: di lingue, di culture, di colore della pelle e di abilità personali.
Nel 2200 c’è un governo mondiale che spende i soldi a sua disposizione per eliminare le barriere architettoniche che rendono difficile la vita di coloro che sono diversamente abili e ciò, allo stesso tempo, aiuta tutti gli uomini perché può sempre capitare di non poter camminare o vedere o sentire per un breve periodo di tempo a causa di una malattia o di un incidente.
Quando una persona diventa disabile, la tesserina perde un pezzo ma quella accanto cambia forma per combaciare perfettamente: tutte le tesserine trovano posto nel puzzle.
Nel 2200 le persone non sono più costrette a fuggire dalla propria terra per mancanza di acqua o di lavoro o a causa di guerre perché il governo mondiale ha limitato l’avanzare del deserto costruendo acquedotti ed eliminando lo spreco dell’acqua e ciò ha permesso alle persone di vivere con più facilità nei climi caldi e di lavorare; il lavoro per tutti ha portato ricchezza e non c’è stato più motivo di fare guerre; oltre a ciò, il governo mondiale ha chiuso una dopo l’altra tutte le industrie di armi. Questo non vuol dire che le persone non si spostano più: continuano a farlo ma solo per il piacere di viaggiare. Quando delle tesserine si spostano, gli incastri e il disegno globale cambiano di conseguenza perché è fondamentale che non ci siano buchi nel Grande Puzzle, che altrimenti non rimarrebbe in piedi perché ogni tesserina si appoggia sull’altra. Il motto della vecchia Unione Europea del XX secolo è stato accolto da tutti gli abitanti del mondo: unità nella diversità.
Nel 2200 nessuna persona è imprigionata in uno stereotipo, in una forma precostituita, esattamente come le tesserine possono cambiare forma.

di Isabella, allieva della Classe 1C Scuola Secondaria di Primo Grado “Galileo Galilei” – Sasso Marconi, Laboratorio “Abbasso il conflitto! Diverso da chi?”, nell’ambito del progetto “Donne fuori dall’angolo”, sostenuto dalla Regione Emilia Romagna Bando Pari Opportunità 2020.

 

BIANCA E FRANCESCO IN UN MONDO SENZA STEREOTIPI. LA STORIA DI DUE FRATELLI

In un mondo senza stereotipi, un giorno nacquero due fratelli, di nome Francesco, il maschio e Bianca, la femmina.
Francesco non doveva vestire di blu, ma poteva indossare abiti dei colori che preferiva, senza differenze. Quando diventó un ragazzino, giocava con gli altri ragazzi della sua età, tutti i giochi erano loro permessi, non solo quelli maschili. Quando Francesco divento adulto, sapeva che poteva scegliere il lavoro che voleva. Divenne un poliziotto e conobbe una ragazza, che faceva la veterinaria. Si sposarono ed ebbero due figli.
Anche per Bianca fu lo stesso: diventò una ragazzina libera di scegliere come vestirsi, divertirsi ecc.
Quando Bianca divenne adulta si fidanzó con un uomo d’ affari, lei invece faceva la biologa marina. I due si sposarono ed ebbero un bambino.
Ai loro figli insegnarono a rispettare tutte le persone.

di Iris, allieva della Classe 1C Scuola Secondaria di Primo Grado “Galileo Galilei” – Sasso Marconi, Laboratorio “Abbasso il conflitto! Diverso da chi?”, nell’ambito del progetto “Donne fuori dall’angolo”, sostenuto dalla Regione Emilia Romagna Bando Pari Opportunità 2020.

 

 

UN MONDO Senza Stereotipi: Come vorrei che fosse

Un mondo senza stereotipi secondo me è più felice, in esso le persone sono più felici! Ci sono meno liti in famiglia perché non ci sono preconcetti, ad esempio su lavori da uomo e lavori da donna, o perché non si pensa che i genitori debbano fare delle cose e i figli altre, per esempio che gli adulti debbano lavorare e i bambini debbano studiare e giocare; c’è più divertimento fra bambini e ragazzi; le ragazze potrebbero essere forti e i ragazzi potrebbero essere sensibili e delicati senza vergognarsi, o essere addirittura bullizzati!

Pensiamo per esempio alle case: le nostre sono tutte più o meno squadrate e di colori poco sgargianti… Mi ricordo quando a Barcellona ho visto casa Batlló per la prima volta: i colori molto vivaci, le forme irregolari e rotondeggianti, nei pavimenti, nelle pareti e nei soffitti, alcune superfici lisce di ceramica e altre di pietra ruvida. È stata la cosa più lontana dagli stereotipi che avessi mai visto! Mi viene da pensare che le nostre case sarebbero più carine, con riverniciature allegre e spiritose e anche gli abitanti sarebbero sempre allegri e di buon umore. Dentro queste case mi piace immaginare gruppi di ragazzi, tra cui un tedesco astemio, un italiano a cui non piacciono la pasta e la pizza, un messicano senza sombrero, una svedese bassa, uno scozzese spendaccione, tutti a mangiare formaggi sud-africani consigliati dal francese.

ESEMPI:
In un mondo senza pregiudizi, le persone che vengono dall’estero non verrebbero giudicate come diverse e con diffidenza nei loro confronti, ma anzi, verrebbero accolte con piacere.
Non ci sarebbero neanche discriminazioni tra uomo e donna, tra relazioni gay e lesbiche. In questo modo nessuno dovrebbe più nascondersi per paura di essere discriminato.
Non ce ne sarebbero neanche sul colore della pelle (sono molto frequenti soprattutto negli ultimi decenni).
Non ci sarebbero neanche stereotipi sul fatto che l’uomo può fare certi lavori e la donna solo certi altri lavori.
Non ci sarebbero neppure stereotipi sulla religione (molto frequenti).
Anche sui bambini e le bambine ci possono essere dei pregiudizi: una bambina può essere forte e coraggiosa e sportiva (maschiaccio) e un bambino fragile e debole (femminuccia).

Camilla, Natasha e la liberazione del mondo dagli stereotipi!
Camilla e Natasha erano migliori amiche e vivevano a Godric’s Hollow. Un giorno mentre andavano a scuola in una mattina d’inverno, Camilla raccontò a Natasha che aveva fatto uno strano sogno:” Sai Nat, ieri notte ho sognato un mondo senza stereotipi.” “Wow, doveva essere fantastico.” “Si lo era! Peccato che non si reale”. “Perché non farlo diventare tale!?”. Le ragazze si guardarono intorno; dietro di loro c’era un anziano signore:” Posso aiutarvi a esaudire questo desiderio”. Le ragazze in un primo momento non erano sicure di potersi fidare di quell’ uomo, dato che le loro mamme gli raccomandavano sempre di stare attente agli sconosciuti poiché non ci si poteva sempre fidare di tutti; ma alla fine, spinte un po’ dalla curiosità di come quell’uomo potesse cancellare gli stereotipi dal mondo, un po’ perché loro volevano liberare il mondo dagli stereotipi: accettarono la sua proposta e seguirono il signore seguirono fino ad una vecchia capanna degli attrezzi nel giardino di una casa abbandonata , e quando il signore le invitò ad entrare Camilla e Natasha ebbero il sospetto che non avrebbero dovuto accettare; ma dopo poco, vedendo l’espressione sul viso del signore: calma e innocua, entrarono. Quando entrarono si accorsero che c’ erano un sacco di lampadine spente, che però da accese dovevano essere bellissime e di tanti colori diversi, attaccate al soffitto e alle pareti. Il signore disse che se volevano liberare il mondo dagli stereotipi ogni giorno, mentre andavano o mentre tornavano da scuola, dovevano passare dalla capanna “degli attrezzi” e accendere una lampadina che, accendendosi, avrebbero liberato una persona dagli stereotipi; detto questo, scomparve. Noi, oggi, non sappiamo se hanno deciso di farlo oppure no perché sono ancora lì, in quella giornata d’inverno, che stanno andando a scuola.


di Ginevra, allieva della Classe 1C Scuola Secondaria di Primo Grado “Galileo Galilei” – Sasso Marconi, Laboratorio “Abbasso il conflitto! Diverso da chi?”, nell’ambito del progetto “Donne fuori dall’angolo”, sostenuto dalla Regione Emilia Romagna Bando Pari Opportunità 2020.

 

IL MIO MONDO SENZA STEREOTIPI

Un po’ di tempo fa mia sorella trovò un quaderno scritto da me, dove c’era scritto come sarebbe stato il mio mondo senza stereotipi, che sarebbe stato così: le persone con difficoltà fisiche o di altro tipo non sarebbero mai state giudicate per come sono fatte. Ci sarebbe stata una legge, che diceva che, chi offendeva una persona con difficoltà, sarebbe stato denunciato, per fargli imparare la lezione.
Il mio mondo senza stereotipi sarebbe così e a me piacerebbe un sacco vivere in un mondo del genere!
Ecco la mia storia: un giorno io vidi una ragazza disabile che veniva presa in giro e insultata da un altro ragazzo per come era; io allora mi avvicinai e dissi al ragazzo di smetterla, perchè la ragazza non aveva fatto niente di male e non c’era motivo per prendersela con lei.
Da quel giorno il ragazzo capì che siamo tutti uguali e la ragazza imparò a difendersi, per non farsi mai più trattare in quel modo.

 

di Giada, allieva della Classe 1C Scuola Secondaria di Primo Grado “Galileo Galilei” – Sasso Marconi, Laboratorio “Abbasso il conflitto! Diverso da chi?”, nell’ambito del progetto “Donne fuori dall’angolo”, sostenuto dalla Regione Emilia Romagna Bando Pari Opportunità 2020.

UN MONDO SENZA STEREOTIPI. Il sogno di Zoe

 

C’era una volta una ragazza di nome Zoe: aveva gli occhi e le sopracciglia marroni, i capelli castano scuro e si vestiva sempre sportiva. Un giorno a scuola incontrò il suo amico Francesco, un ragazzo molto simpatico che abitava vicino a casa di Zoe. La ragazza raccontò al suo amico un sogno che  aveva fatto: “Oggi ho sognato un mondo senza stereotipi!”

Francesco sorridendo rispose: “Wow! Sarebbe stupendo!”

Dopo scuola mentre i due amici tornavano a casa, incontrarono un’ anziana signora dall’aria triste. I due ragazzi si avvicinarono e le chiesero: “Scusi perché è triste?”. La signora  rispose: “Sono triste perché vorrei un mondo senza stereotipi”. Francesco disse a Zoe: “Ė come il tuo sogno!”

Zoe: “Ė vero hai ragione!”

La signora allora disse: “Voi potreste aiutarmi!”

“Come?”

“Voi siete giovani, potete cambiare il futuro”

“Ma noi non siamo capaci!”

“Ho un compito per voi.”

Al quel punto la donna portò i ragazzi in un campo pieno di tante scatole tutte sparse.

Francesco disse: “Ma cosa sono tutte quelle scatole?”

“Ecco ora vi spiego: immaginate che tutte queste scatole siano delle teste piene di stereotipi. Il vostro compito comincia adesso: dovete aprire una scatola ogni giorno, così ogni giorno libererete la testa di una persona per farla stare meglio.” Zoe provò ad aprire una scatola e usci un arcobaleno e la scatola diventò d’oro. I ragazzi  rimasero a bocca aperta e tutti contenti  ringraziarono la signora: “Grazie di averci dato l’opportunità di liberare il mondo dagli stereotipi, per noi è un sogno che si avvera.” Da quel giorno Zoe e Francesco dopo scuola andavano nel prato ad aprire scatole e a far star bene le persone.

 

di Gaia, allieva della Classe 1C Scuola Secondaria di Primo Grado “Galileo Galilei” – Sasso Marconi, Laboratorio “Abbasso il conflitto! Diverso da chi?”, nell’ambito del progetto “Donne fuori dall’angolo”, sostenuto dalla Regione Emilia Romagna Bando Pari Opportunità 2020.

Anna e Luca in un mondo senza stereotipi

Questa è la storia di due bambini di nome Anna e Luca nati in un’epoca senza stereotipi.

Nell’epoca di Anna e Luca, i colori rosa e azzurro non esistono e i bambini appena nati vengono vestiti tutti di bianco, senza alcuna differenza tra maschio e femmina.

A Luca e Anna vengono regalate sia delle bambole sia delle macchinine, in modo che ognuno possa scegliere con cosa giocare e, come vestiti, ricevono entrambi gonne e pantaloni.

Crescendo, ai due ragazzi vengono dati trucchi e gel per capelli per potersi sistemare come meglio si sentono prima di uscire.

Diventati adulti, Anna e Luca sanno che possono fare il lavoro che vogliono, amare chi vogliono, praticare lo sport e gli hobby che preferiscono, senza pensare al giudizio degli altri perché nel loro mondo non esistono gli stereotipi.

Anna e Luca alla fine di questa storia si sposano, lei lavora come muratore, lui sta a casa a fare le faccende e nel tempo libero ballano assieme.

di Emma, allieva della Classe 1C Scuola Secondaria di Primo Grado “Galileo Galilei” – Sasso Marconi, Laboratorio “Abbasso il conflitto! Diverso da chi?”, nell’ambito del progetto “Donne fuori dall’angolo”, sostenuto dalla Regione Emilia Romagna Bando Pari Opportunità 2020.

IL MONDO SENZA STEREOTIPI CHE VORREI

Avere uno stereotipo significa avere un’opinione su una persona senza conoscerla veramente, ma tramandata da altri nel corso della vita, quindi magari anche sbagliata.

Per esempio nella nostra società purtroppo c’è ancora chi pensa in modo razzista nei confronti delle persone di colore oppure degli omosessuali, o dei barboni o delle persone povere etc…, questi sono stereotipi.

Sarebbe bellissimo vivere in un mondo senza stereotipi, ma sono ancora molte le persone che nel 2020 ce li hanno e sono difficili da eliminare perché radicati (all’interno) nella nostra società.

Vivere senza stereotipi sarebbe semplice, infatti basterebbe cambiare il nostro modo di fare e di pensare, ma in realtà questo è pura utopia (sogno) perché in tanti anni non è  mai cambiato nulla.

Io vorrei alzarmi una mattina e vedere un mondo migliore di questo.

Vorrei che non ci fosse bullismo a scuola nei confronti dei ragazzi più deboli o timidi, vorrei che non ci fosse differenza tra etnie diverse, uomini e donne, poveri e ricchi e che tutti avessero pari opportunità di lavoro e di studio.

LA STORIA DI ANGELO

Questa è la storia di Angelo un ragazzino di undici anni che deve iscriversi in prima media . Angelo è nato con una malattia molto rara ed ha la faccia deformata. Non ama stare con gli altri ragazzi, perché ha paura dei loro sguardi soprattutto ora che a scuola ci sono anche i più grandi. Ma al primo giorno di scuola si rende conto che nessuno lo fissa, nessuno lo evita: ogni nuovo alunno si presenta ed inizia l’anno scolastico con nuovi amici. La sua faccia non lo preoccupa più.

Questo è un mondo senza stereotipi.  Questo è il mondo che vorrei.

 

di Edoardo, allievo della Classe 1C Scuola Secondaria di Primo Grado “Galileo Galilei” – Sasso Marconi, Laboratorio “Abbasso il conflitto! Diverso da chi?”, nell’ambito del progetto “Donne fuori dall’angolo”, sostenuto dalla Regione Emilia Romagna Bando Pari Opportunità 2020.

LA DISCRIMINAZIONE DELLE DONNE

PER ME UN MONDO SENZA STEREOTIPI SAREBBE BELLISSIMO. MAGARI ESISTESSERO DELLE CASE GIGANTI TUTTE COLORATE PER OSPITARE LE PERSONE MENO FORTUNATE (BARBONI \ SENZA TETTO).

LA DISCRIMINAZIONE DELLE DONNE:  Purtroppo ad oggi le donne hanno continuato ad essere oggetto di gravi discriminazioni.

Non trovo giusto che molte donne dopo la maternità vengano declassate o addirittura licenziate.

A tutt’oggi gli uomini guadagnano di più rispetto alle donne, anche se fanno lo stesso lavoro.

 

di Daniele, allievo della Classe 1C Scuola Secondaria di Primo Grado “Galileo Galilei” – Sasso Marconi, Laboratorio “Abbasso il conflitto! Diverso da chi?”, nell’ambito del progetto “Donne fuori dall’angolo”, sostenuto dalla Regione Emilia Romagna Bando Pari Opportunità 2020.

NATALE AL CALDO. UN MONDO SENZA STEREOTIPI

Io e la mia famiglia eravamo abituati a trascorrere il Natale a casa davanti al camino acceso, consumando il pranzo al caldo e se eravamo fortunati guardavamo la neve cadere e ricoprire tetti e giardini. La nostra giornata e idea di Natale è sempre stata questa, ma per un anno abbiamo deciso di rompere gli schemi e di abbandonare lo stereotipo del Natale al freddo. Cosi,io,un mio amico e il mio papa siamo partiti per trascorrere le feste al mare e anziché giocare a lanciarsi palle di neve o usare il bob su ripide discese, abbiamo preferito camminare scalzi sulla sabbia calda e tuffarci in mare per rinfrescarci un po’. La destinazione scelta è stata l’ Egitto, Sharm el Sheik.

La sera del 28 Dicembre sulla spiaggia, con un bel tramonto, io e il mio amico abbiamo giocato a calcio e ad un certo punto si sono uniti altri ragazzini, anche stranieri, che noi non conoscevamo. Abbiamo fatto le squadre e giocato partite per 2 ore. Ci sentivamo tutti uguali. Il sole bruciava e della sera neanche l’ombra! Siamo poi stati svegli fino alle 5 di mattina, per vedere l’alba e il nostro cenone è stato sicuramente diverso da quelli passati, senza tortellini, ma con pizza e Coca Cola a bordo piscina.

Ci siamo divertiti molto e ci siamo sentiti tutti uguali.

Questo è solo un esempio, per riflettere. Un mondo senza stereotipi è possibile, sta a noi crederci ed impegnarci per viverlo.

 

di Daniel, allievo della Classe 1C Scuola Secondaria di Primo Grado “Galileo Galilei” – Sasso Marconi, Laboratorio “Abbasso il conflitto! Diverso da chi?”, nell’ambito del progetto “Donne fuori dall’angolo”, sostenuto dalla Regione Emilia Romagna Bando Pari Opportunità 2020.