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Donne al lavoro

Abbiamo provato a rovesciare un noto spot pubblicitario di un silicone nel quale la donna viene usata solo come “esca”, come corpo invitante, nudo, per attrarre l’attenzione dell’uomo: destinatario del prodotto in vendita.

L’azienda e i pubblicitari con loro pensano agli uomini come unici utilizzatori di un silicone, immaginando che le donne difficilmente si occupano di lavori manuali e di aggiustature casalinghe, delegando agli uomini.

Abbiamo immaginato che alcuni uomini non riuscissero a sigillare adeguatamente la doccia e che un’operaia, chiamata a svolgere il lavoro, riuscisse invece a risolvere la situazione.

Per abbattere gli stereotipi sul maschile e sul femminile occorre pensare in modo nuovo!

 

Elaborato di un gruppo di studenti della classe II D Scuola Rolandino De’ Passaggeri, Bologna, laboratorio “Lo sguardo dell’altro, l’incontro con l’altro” nell’ambito del Progetto Educalè cofinanziato con i fondi della Legge Regionale 18/2016 “Testo unico per la promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabili” e nell’ambito di “Portiamo a scuola la comunicazione di genere” cofinanziato da Regione Emilia Romagna, annualità 2017.

Guardando la TV… stereotipi

Stereotipi in TV

I maschi si divertono e le donne puliscono anche nei giochi di bmbine

Nelle pubblicità televisive abbiamo riscontrato tanti stereotipi su donne e uomini.

Ai maschi si danno giochi come macchinine, scavatrici, costruzioni, alle bambine elettrodomestici giocattolo, come se fin da piccole dovessero imparare qual’è il loro posto: la cucina, la casa, l’ambito domestico.

Le donne spesso sono rappresentate nude per attirare gli sguardi degli spettatori e vendere i prodotti.

Il corpo della donna è sfruttatato per vendere.

Elaborato di un gruppo di studenti della classe I D della Scuola Rolandino De’ Passaggeri, Bologna, laboratorio “Lo sguardo dell’altro, l’incontro con l’altro” nell’ambito del Progetto Educalè cofinanziato con i fondi della Legge Regionale 18/2016 “Testo unico per la promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabili” e nell’ambito di “Portiamo a scuola la comunicazione di genere” cofinanziato da Regione Emilia Romagna, annualità 2017.

Diversi da chi? Spegni i pregiudizi

Due ragazzi, di due paesi diversi, un giorno si sono incontrati in una stradina. Erano sbalorditi delle differenze ma volevano approfondire l’argomento. Uno aveva la pelle scura e un naso grande, l’altro con la pelle bianca e il naso piccolo. Loro due avevano visto le differenze ma stettero insieme in armonia.

Nel futuro non ci saranno stereotipi (2020).

Elaborato di una studentessa della classe I F Scuola Rolandino De’ Passaggeri, Bologna, laboratorio “Lo sguardo dell’altro, l’incontro con l’altro” nell’ambito del Progetto Educalè cofinanziato con i fondi della Legge Regionale 18/2016 “Testo unico per la promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabili” e nell’ambito di “Portiamo a scuola la comunicazione di genere” cofinanziato da Regione Emilia Romagna, annualità 2017.

Quello che hai dentro

Era di lunedì mattina e tutta la classe era già seduta e pronta per fare geografia quando la maestra ci presentò Ahmed.
“Buongiorno ragazzi,oggi si unirà a noi anche Ahmed il vostro nuovo compagno di classe” iniziò la maestra”Ahmed ora ci parlerà del suo paese di origine: l’Africa!”Ahmed era terrorizzato dal cambiamento e non aprì bocca.

Suonato l’intervallo io e delle mie amiche andammo lì da lui per rassicurarlo. Dopo un po’ di tempo capimmo che Ahmed non parlava la nostra lingua, allora provammo con i gesti ma niente da fare non capiva neanche quelli. Ricominciata la lezione spiegammo alla maestra che Ahmed non conosceva la nostra lingua e lei ci rassicurò “tranquille ragazze Ahmed conosce benissimo la nostra lingua solo che è un po’ timido, lasciategli un po’di tempo e vedrete che gli passerà”.
Noi, capita la situazione, lasciammo in pace Ahmed.

Passavano i giorni ma Ahmed non cambiava era sempre lì, seduto sotto un banco, a piangere con dei ragazzi che lo prendevano in giro.
Io e le mie amiche intervenimmo e abbiamo detto ad Ahmed che noi non l’avremmo preso in giro e che per noi lui non era diverso, e che era come tutti noi. Lui da quel giorno non fu più timido e divenne amico di tutti.
Questo ci insegna che non è importante il colore della tua pelle ma è importante quello che hai dentro.

Elaborato di Anna Laura,  allieva della classe I F Scuola Rolandino De’ Passaggeri, Bologna, laboratorio “Lo sguardo dell’altro, l’incontro con l’altro” nell’ambito del Progetto Educalè cofinanziato con i fondi della Legge Regionale 18/2016 “Testo unico per la promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabili” e nell’ambito di “Portiamo a scuola la comunicazione di genere” cofinanziato da Regione Emilia Romagna, annualità 2017.

IL RICCO Alberto e IL POVERO Igor

Un giorno Alberto, che era un imprenditore molto ricco, andò nel migliore ristorante  della città. Fuori dal ristorante c’era un barbone, il quale era solito girovagare nel quartiere, disperato perché non aveva niente da mangiare. Alberto, vedendo che soffriva, lo invitò a cenare con lui e gli chiese  di raccontargli la sua storia.

Il barbone, di nome Igor, iniziò a raccontare: “Sono nato nel quartiere più povero della città, mio padre mi ha lasciato da solo con mia madre, la quale si drogava e non mi mandava a scuola. Sono cresciuto per strada, cercando di racimolare qualche soldo per avere un giorno un futuro migliore.” Alberto si commosse e decise di offrirgli un posto di lavoro nella sua azienda.

TRE ANNI DOPO…

Igor, grazie al lavoro nell’azienda, riuscì a laurearsi in economia e a divenire  imprenditore. Un giorno però Alberto si ammalò gravemente. Prima di morire decise di lasciare la dirigenza della sua azienda a Igor.

 

Elaborato di Antonio, allievo della classe I F Scuola Rolandino De’ Passaggeri, Bologna, laboratorio “Lo sguardo dell’altro, l’incontro con l’altro” nell’ambito del Progetto Educalè cofinanziato con i fondi della Legge Regionale 18/2016 “Testo unico per la promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabili” e nell’ambito di “Portiamo a scuola la comunicazione di genere” cofinanziato da Regione Emilia Romagna, annualità 2017.

 

DIFFERENZA TRA MASCHI E FEMMINE

14.3.2020

Come molti sanno nelle stanze dei bambini c’erano molte cose di colore azzurro e nelle stanze delle bambine molte cose di colore rosa. Ma grazie all’esempio di Margherita Rossi, le cose sono cambiate.

Margherita era incinta di due gemelli, un maschio e una femmina. Il marito Mario aveva deciso, come molti, di arredare due stanze separate: una di colore azzurro per il maschietto e una di colore rosa per la femminuccia. Invece Margherita, aveva deciso di preparare per i gemelli un’ unica stanza con le pareti di colore blu a pois rosa, piena di bambole e macchinine, in modo che entrambi i bambini potessero giocare con gli stessi giochi; Mario accolse con favore la decisione di Margherita. I due genitori avevano fatto bene, anche perché i due gemelli erano felici di stare insieme.

Margherita, raccontò questa storia alle sue più care amiche che poi la raccontarono ai giornali; Margherita fu molto fiera delle sue amiche che l’avevano resa famosa; infatti grazie al suo gesto aveva contribuito ad  eliminare lo stereotipo della differenza tra maschi e femmine.

Elaborato di Manuela, allieva della classe I F Scuola Rolandino De’ Passaggeri, Bologna, laboratorio “Lo sguardo dell’altro, l’incontro con l’altro” nell’ambito del Progetto Educalè cofinanziato con i fondi della Legge Regionale 18/2016 “Testo unico per la promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabili” e nell’ambito di “Portiamo a scuola la comunicazione di genere” cofinanziato da Regione Emilia Romagna, annualità 2017.

 

La differenza di religione

Fin dall’antichità gli uomini e le donne che seguivano una religione diversa da quella del loro Stato venivano perseguitati,  incarcerati, a volte anche giustiziati oppure erano costretti a pagare dei tributi per rimanere liberi.

Ancora oggi dopo tanti secoli, vi sono nel mondo tante persone che  lottano per potere liberamente professare la propria fede e vi sono stati dove le differenze religiose non sono ammesse e sono causa di persecuzioni, di guerre e tanti innocenti perdono la vita o sono costretti per sopravvivere a lasciare la terra dove sono nati.

Finalmente oggi nell’anno 2040 tutto questo è finito ed ogni religione al mondo  può essere seguita e praticata dai suoi fedeli senza che nessuno sia discriminato, perseguitato o debba fuggire dalla propria terra.

Negli anni precedenti, tra il 2020 ed il 2030, erano scoppiate molte guerre per motivi religiosi in oriente, in Cina, India  ed anche in Russia  e questo  aveva costretto questi paesi ed  i loro alleati a produrre tantissime  nuove  armi, sempre più potenti e distruttive.

In questo modo però, si stavano consumando tutte le risorse naturali della terra e gli uomini si resero conto che  ormai mancavano molte materie prime,  le acque e le terre  erano inquinate, tante specie animali  erano estinte  e l’uomo stava definitivamente distruggendo il suo pianeta.

Allora le personalità più importanti del mondo insieme a capi religiosi ed ai Presidenti di tutti gli stati decisero che  non era più possibile continuare in questo modo, le guerre di religione avrebbero in poco tempo distrutto l’intero pianeta e nessuno si sarebbe salvato.

Così nel 2040  venne firmato per la prima volta nella storia uno accordo mondiale di libertà religiosa.

Tutte le guerre in pochi giorni si fermarono  e per non distruggere il proprio pianeta tutti gli uomini e le donne giurarono di rispettare tutte le idee e tutte le fedi religiose di ogni popolo sulla terra.

 

Elaborato di Antonio, allievo della classe I F Scuola Rolandino De’ Passaggeri, Bologna, laboratorio “Lo sguardo dell’altro, l’incontro con l’altro” nell’ambito del Progetto Educalè cofinanziato con i fondi della Legge Regionale 18/2016 “Testo unico per la promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabili” e nell’ambito di “Portiamo a scuola la comunicazione di genere” cofinanziato da Regione Emilia Romagna, annualità 2017.

FINALMENTE PRESIDENTE

A Los Angeles si sta cercando un nuovo Presidente per una grande azienda di borse per donna: la “Rick”.

Tutti i presidenti fino ad oggi sono stati uomini, perché se lo fossero state le donne, chi puliva la casa? Chi preparava da mangiare? Chi accudiva i figli?

Ci sono degli esami presso l’azienda per scegliere il nuovo presidente e sicuramente sarà un uomo, ma per passare l’esame bisogna rispondere a un questionario a proposito della loro produzione di borse.

Gli uomini che hanno passato l’esame in passato, ci sono riusciti grazie al sapere delle mogli ma quest’anno loro si sono ribellate e hanno deciso che sarà una di loro questa volta ad essere eletta.

Andarono all’esame senza consigliare nulla ai mariti, che si arrabbiarono moltissimo e non furono eletti, ma venne eletta una di loro, di nome Sidney.

Gli elettori pensavano che fosse un uomo poiché nel questionario aveva scritto di chiamarsi George Rick, il nome di suo padre.

Quando scoprirono che era invece una donna si misero a riflettere e riconobbero infine che era perfetta per quella carica, quindi la elessero e fu la prima presidentessa della “Rick”.

Le donne possono fare carriera ed essere potenti se ci credono.

Elaborato di Lucia,  studentessa della classe I F Scuola Rolandino De’ Passaggeri, Bologna, laboratorio “Lo sguardo dell’altro, l’incontro con l’altro” nell’ambito del Progetto Educalè cofinanziato con i fondi della Legge Regionale 18/2016 “Testo unico per la promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabili” e nell’ambito di “Portiamo a scuola la comunicazione di genere” cofinanziato da Regione Emilia Romagna, annualità 2017.

 

 

Un mondo senza stereotipi

nel 2030 vivo in un mondo senza stereotipi, senza più differenze tra uomini e donne nè discriminazioni.

Non ci sono più lavori da donna o da uomo.

In un palazzo alto fino alle nuvole vivono famiglie che si aiutano l’un l’altra.

Le donne lavorano e il pomeriggio vengono aiutate dai mariti (anche loro andati al lavoro al mattino) per fare i lavori di casa; i bimbi vanno a scuola e il pomeriggio, nella loro stanza rossa, giocano insieme con macchinine e bambole.

Tutti sono più felici senza differenze.

Cambiamo e aiutiamo le donne ad avere una vita alla pari con quella degli uomini!

Elaborato di Lucia,  studentessa della classe I F Scuola Rolandino De’ Passaggeri, Bologna, laboratorio “Lo sguardo dell’altro, l’incontro con l’altro” nell’ambito del Progetto Educalè cofinanziato con i fondi della Legge Regionale 18/2016 “Testo unico per la promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabili” e nell’ambito di “Portiamo a scuola la comunicazione di genere” cofinanziato da Regione Emilia Romagna, annualità 2017.

I colori del coraggio

Un gruppo di gatti bianch randagi si aggirava per i quartieri di una città seminando paura e discordia. Si credevano i gatti più belli e più forti dell’intera città e, per queste ragioni, disprezzavano e aggredivano i gatti di colore diverso dal loro.

“Stupidi e orrendi gatti colorati!” Dissero i gatti bianchi “siamo più forti e più belli di voi, quidni ci dovete rispettare dandoci tutto il vostro cibo!” dissero i gatti bianchi ai gatti colorati.

“Ma noi siamo poveri, le nostre famiglie hanno fame e non riusciremo a sopravvivere” dissero allora i gatti colorati.

“Non ci interessa quell che dite! Se non rispettate le regole pagherete le conseguenze” esclamarono i gatti bianchi.

Un gatto colorato disse al gruppo “dobbiamo fare qualcosa, non ci nasconderemo come abbiamo fatto fino ad ora!”

“Che dobbiamo fare?”domandarono gli altri gatti colorati.

“Ci dobbiamo ribellare” riprese il gatto coraggioso.

“I gatti colorati si fecero tutti coraggio e si ribellarono unitamente, non usarono la forza ma l’astuzia. Prepararono delle scatole piene di vernice colorata e, quando i gatti bianchi le aprirono, pensando di trovare cibo, si imbrattarono di vernice.

I gatti bianchi diventarono multicolore e compresero presto che il colore non può essere motivo di esercitare potere sulgi altri.

Elaborato di  Janpietro,  allievo della classe I F Scuola Rolandino De’ Passaggeri, Bologna, laboratorio “Lo sguardo dell’altro, l’incontro con l’altro” nell’ambito del Progetto Educalè cofinanziato con i fondi della Legge Regionale 18/2016 “Testo unico per la promozione della legalità e per la valorizzazione della cittadinanza e dell’economia responsabili” e nell’ambito di “Portiamo a scuola la comunicazione di genere” cofinanziato da Regione Emilia Romagna, annualità 2017.