Il diamante della luce perduto

Oggi come tutti i sabati appena finti i compiti con Monky: la mia maestra digitale, andai al parco. Il parco di Cityhouse era una foresta con alberi fatti di circuiti e una
montagnetta di metallo con un passaggio segreto, lì si sentiva un forte rumore metallico. Cityhouse, la città dove vivevamo, era una città che era diventata molto povera e le persone non stavano più bene; ogni giorno era sempre più scura come anche io e Monky che diventavamo sempre più tristi e cupi. Tutti si stavano abituando a questo, ma noi non ci volevamo abituare. Questa cosa non ci piaceva perché noi eravamo sempre allegri ma così ci stavamo trasformando. Tutto si poteva risolvere grazie a un diamante magico che si trovava proprio nel parco e la città sarebbe potuta tornare alla normalità e anche noi. Io andavo lì tutte le settimane con Monky e giocavamo a pallone robotico. Monky era una maestra molto coraggiosa ed avventuriera, come anche io; coraggioso come un astronauta alla ricerca di nuovi mondi. Insieme noi due facevamo grandissime avventure. Monky era alta, magra con i capelli rossi raccolti con una treccia e gli occhi rossi. A Monky piaceva tantissimo arrampicarsi sugli alberi, indossava sempre una tuta e portava con se gli attrezzi per arrampicarsi. Anche io mi arrampicavo con lei, io invece ero un po’ più piccolo ma ugualmente forte e agile con i capelli azzurri e gli occhi azzurri. In passaggio segreto del parco Cityhouse era fatto di trappole e trabocchetti: con raggi laser da oltrepassare questi erano invisibili ma grazie a un profuma magico potevano essere visti. Erano molti difficili da oltrepassare anche se io e Monky eravamo molti agili.
Dopo i raggi laser, c’era un pulsante, io credevo servisse per accendere le luci visto che era tutto buoi ma con quello invece si attivava un’altra trappola un buco nel pavimento che ci fece cadere in un labirinto. Il labirinto era misterioso con suoni che rimbombavano in lontananza e luci tetre; tutto odorava di grasso e olio bruciato di motori. Il labirinto doveva essere superato saldando sopra a dei pilastri che conducevano a due strade: una a sinistra che portava al diamante e una a destra che portava in superficie dove il diamante dove doveva andare a posizionarsi per far tornare tutto alla normalità. Io e Monky prendemmo la strada di sinistra e arrivammo al diamante. Per prenderlo dovevamo superare l’ultima prova di coraggio: c’erano diverse liane alcune giuste alcune sbagliate se si prendeva quella sbagliata si cadeva per sempre nel fango eterno se invece si prendeva quella giusta si arrivava al diamante. Io andai per primo ma la prima liana di destra era sbagliata per fortuna cadendo tirai fuori gli attrezzi per arrampicarsi e grazie al rampino lanciato verso Monky riusci a salvarmi e prendere la seconda liana quella giusta. Nella mia testa pensavo “Grazie Monky e i suoi attrezzi”. Facendo uno zig, zag, destra, sinistra, destra, sinistra arrivammo al diamante e solo toccandolo tornammo ad essere normali. Io lo misi nello zaino e dovevamo tornare indietro per andarlo a posizionare fuori a Cityhouse. Preso il dimante vedemmo che il labirinto ci crollava addosso. Non ci restava che correre prendendo la strada giusta per ritornare in superficie; così il mondo triste, grigio, intriso di olio puzzolente terminava. Quando uscimmo con diamante, era necessario però appoggiarlo delicatamente se no si sarebbe rotto.
Appoggiandolo a terra pian piano con un cuscino morbido per poi posizionandolo nel modo giusto su un alto pilastro adornato con iscrizioni incise in un antica lingua che nessuno conosceva. Così la sua luce fece tornare: il sole, la felicità e il cielo azzurro: su tutta Cityhouse, su tutte le persone e anche io e Monky tornammo felici e contenti come sempre. La città si riempì di colori nuovi, la luce del sole riflessa sul diamante sprigionava ed esaltava tutti i colori della città. Tutti i cittadini si erano affacciati ai balconi per ammirare l’arcobaleno nel cielo.

di Gerbino Christian, allievo della Classe 1D Scuola Secondaria di Primo Grado “Galileo Galilei” – Sasso Marconi, Laboratorio “Abbasso il conflitto! Diverso da chi?”, nell’ambito del progetto “Donne fuori dall’angolo”, sostenuto dalla Regione Emilia Romagna Bando Pari Opportunità 2020.